"Mille lire al mese" è quanto, ad essere generosi, dovrebbero percepire i conduttori e gli ideatori della trasmissione che porta questo titolo. Laltra sera mi è capitato di "godere" di circa metà di questo increscioso appuntamento televisivo settimanale, mossa, invero, non da una forma di autolesionismo, bensì dal più nobile dei sentimenti umani: lamicizia. Un mio caro amico, ex compagno di università, suona infatti nellorchestra di "Mille lire al mese" e ho pensato che fosse carino "sbirciarlo" attraverso il piccolo schermo ed interessarmi a ciò che stava facendo in questo periodo. Lo spettacolo che si è presentato ai miei occhi, appena sintonizzatami su RAIUNO, è stato il seguente: Pippo Baudo e Magalli vestiti da militari impegnati nella guerra dAfrica, che si scambiavano battute tali da ingenerare nello spettatore una gamma di sentimenti variabili tra la perplessità e la depressione. Spero che tutti concordino nel ritenere che i due presentatori non siano un grande spettacolo neppure in smoking, ma che, vestiti da simil boy-scout, rasentino addirittura loltraggio al pudore, oltre che, inutile a dirlo, allintelligenza.
Ad un certo punto è stato annunciato un ospite: miracolo, ho pensato, forse il tutto si vivacizza un po, ma laspettativa è stata subito smorzata dalla comparsa in scena di ...... Frizzi! Diciamolo chiaramente: non se ne può più! Baudo invita Frizzi, Frizzi invita Bonolis, Bonolis invita Baudo e qualcuno invita persino la Lambertucci: questo scambio di cortesie è grottesco e provoca nello spettatore una forma di saturazione, di "coma epatico" da presentatori di RAIUNO. Se al varietà non è possibile sfuggire a meno di tenere il televisore spento, sarebbe bene, a tutela della salute mentale di noi tutti, che la dose quotidiana di presentatori fosse limitata. Non so, non riesco a capire, quale può essere il tipo di pubblico che decide, spontaneamente e non sotto minaccia, di assistere ad uno spettacolo del genere, ma sono sicura che vada tutelato e non possa essere lasciato in balia di un Pippo Baudo vestito da idiota che recita a memoria (non sembra avere il dono dellimprovvisazione) battute tipo lei è "corto", invece di "colto" allindirizzo di Magalli e che canta canzoni degli anni venti (non rendendosi ancora conto che il canto non gode della proprietà transitiva e che quindi, il fatto di aver sposato una contante, non lo abilita a questo mestiere). Non sono riuscita a vedere neppure per un attimo il mio amico violinista, e forse è stato un bene: non avrei sopportato di vedere la sua espressione sempre così piacevolmente stupita dalla vita, intristita da una muta rassegnazione al "che si deve fare per mangiare!....".
Elisabetta Visentin